BEGIN TYPING YOUR SEARCH ABOVE AND PRESS RETURN TO SEARCH. PRESS ESC TO CANCEL

Gramsci, la passione per le lingue

Gramsci, la passione per le lingue

Chiuso in cella traduce di tutto e studia le diversità del sardo

Martedì 14 aprile 2009
L’interesse di Gramsci per la linguistica risale ai tormentati anni dello studio universitario nella grande Torino, resi difficili da salute cagionevole e disponibilità economiche che rasentavano la miseria più assoluta. Il giovane sardo attirò subito l’attenzione di uno dei più importanti studiosi di glottologia del tempo, Matteo Bartoli, e intensificò i rapporti con il docente di letteratura Umberto Cosmo, in passato professore al Liceo Dettori di Cagliari. Bartoli in particolare lo incoraggiò nello studio della linguistica sarda. Così non è inusuale trovare lettere ai familiari riguardanti questo tema. In una destinata al padre del 3 gennaio 1912 chiedeva quando nel dialetto fonnese la s «si pronuncia dolce, come in italiano rosa» e «quando dura, come sole», in altre destinate alla sorella chiedeva di informarsi circa alcune peculiarità del logudorese e del campidanese, su termini, pronunce, varianti. Non è dunque un caso se nei Quaderni tanta attenzione sia dedicata alla glottologia e in generale alla linguistica.
Il volume in uscita domani, con le traduzioni del manuale di Franz Nikolaus Finck, all’epoca l’opera più rigorosa di classificazione delle lingue del mondo, ne è una prima manifestazione. Dopo anni di militanza e un’intensa attività teorico-politica, le traduzioni di queste prime note dal carcere avevano un valore propedeutico, oltre che terapeutico, necessarie all’inizio di un lavoro “disinteressato” rispetto al quale le condizioni ambientali non aiutavano. È ancora una lettera alla cognata Tania del 15 settembre 1930, nella quale considerazioni personali e di studio si mischiano, ad accennarlo: «sarà perché tutta la mia formazione intellettuale è stata di ordine polemico; anche il pensare disinteressatamente mi è difficile, cioè lo studio per lo studio. Solo qualche volta, ma di rado, mi capita di dimenticarmi in un determinato ordine di riflessioni e di trovare per dir così, nelle cose in sé l’interesse per dedicarmi alla loro analisi. Ordinariamente mi è necessario pormi da un punto di vista dialogico o dialettico, altrimenti non sento alcuno stimolo intellettuale».
Al di là di questa valutazione autocritica, tratto caratteristico della personalità di Gramsci, le traduzioni e gli studi di linguistica sono condotti con assoluto rigore filologico, curiosità intellettuale e un metodo oggi analizzato con grande attenzione dagli specialisti della materia. Nel comunicare in una lettera la volontà di dedicarsi ad uno studio sistematico della linguistica comparata, egli confessò alla cognata Tania che uno dei suoi maggiori rimorsi intellettuali era «il dolore procurato al buon professor Bartoli dell’Università di Torino», che intravedeva per Gramsci un grande futuro tra i “neogrammatici”. Ma gli avvenimenti del “mondo grande, terribile e complicato”, che precedettero e seguirono la guerra, avevano spinto il giovane intellettuale sardo, come tanti della sua generazione, a trovare nell’impegno politico una nuova ragione di esistenza per la quale valeva la pena di rischiare tutto, compresa la vita.
GIANNI FRESU

 

Professore di Filosofia politica presso la Universidade Federal de Uberlândia (MG/Brasil), Dottore di ricerca in filosofia Università degli studi di Urbino. Ricercatore Università di Cagliari.