“EUGENIO CURIEL”, Il lungo viaggio contro il fascismo.

Gianni Fresu,

EUGENIO CURIEL”.

Il lungo viaggio contro il fascismo,

prefazione di Carlo Smuraglia.

Odradek, Roma, 2013. 305 pp., 20 euro

Sebbene sia alla base della nostra Costituzione repubblicana, poche altre esperienze storiche sono state oggetto di contesa come la lotta partigiana tra il 1943 e il ‘45. Già all’indomani della ritrovata democrazia si moltiplicarono i tentativi volti a ridimensionare la funzione della Resistenza nella storia della liberazione nazionale e il peso specifico della sua componente maggioritaria Tra le pieghe delle rimozioni forzate, o di affrettate esigenze di riscrivere la storia, sono rimaste esperienze collettive e singole personalità di un certo rilievo ma destinate all’oblio della memoria. Fra esse il giovane intellettuale triestino Eugenio Curiel, una figura poliedrica, per interessi e propensioni intellettuali, che immolò la sua stessa esistenza alla causa della liberazione, come tanti della sua generazione. Morto senza aver ancora compiuto 33 anni, ha lasciato un patrimonio di riflessioni, analisi, proposte ed esperienze politiche concrete, degne di maggior attenzione per comprendere meglio le origini  della nostra democrazia repubblicana e il travaglio umano che la generò. Eugenio Curiel si formò e raggiunse l’età adulta negli anni di massima espansione del regime di Mussolini, una fase comunque attraversata da un clima crescente d’inquietudine tra un numero sempre maggiore di giovani, educati nella dottrina del fascismo, ma profondamente insoddisfatti delle sue realizzazioni concrete. Fu interprete e ispiratore della “generazione degli anni difficili”, assolvendo un ruolo di cerniera tra le esigenze di quei giovani con quelle dei vecchi protagonisti dell’antifascismo.

Per acquisti e prenotazioni on line: http://www.odradek.it/Schedelibri/eugeniocuriel.html

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Gramsci nel mondo. Il Seminario internazionale di studi e la “Summer School” a Ghilarza.

Gramsci nel mondo.

Il Seminario internazionale di studi e la “Summer School” a Ghilarza.

 

Di Gianni Fresu

 

È un fatto: Antonio Gramsci è ormai l’autore italiano del XX secolo più tradotto e studiato al mondo, e l’interesse internazionale per il suo pensiero non accenna a diminuire, anzi. Libri, articoli, convegni, opere artistiche e teatrali, Tesi e corsi di laurea a lui dedicati, si moltiplicano in ogni angolo del pianeta. Proprio quest’estate, a New York, a “Forest Houses”, al centro dei palazzoni di edilizia popolare del famigerato Bronx, all’autore sardo è stato dedicato un monumento edificato attorno alle sue categorie fondamentali, per la cui realizzazione è stato coinvolto l’intero quartiere.  Le lettere, gli scritti giornalistici e politici, la sua opera, sono oggetto di studi specialistici sempre più approfonditi. In particolare, i Quaderni del carcere sono considerati un’autentica miniera dalla quale trarre strumenti analitici utili a comprendere non solo il passato, ma anche le più stringenti contraddizioni della modernità e della contemporaneità. Sebbene si tratti di un lavoro composto di appunti e riflessioni destinati a ulteriore definizione, essi condensano, con straordinaria ricchezza multidisciplinare, un universo di concetti e categorie ritenute irrinunciabili per tanti ambiti scientifici molto diversi tra loro: dalla critica letteraria alla linguistica, dalla storia alla scienza politica, dalla pedagogia al teatro, dalla filosofia alla scienza del folclore. Un’opera che oggi si trova sotto la lente d’ingrandimento della ricerca scientifica, negli USA, in Inghilterra, Giappone, India, Brasile, Messico e in tanti altri Paesi. A fronte di tutto questo, a testimoniare ulteriormente lo stato di decadimento culturale, non solo economico, della nostra nazione, da noi l’interesse mediatico di testate giornalistche e degli ambenti politico-culturali prevalenti, sembra monopolizzato dalle produzioni di alcuni studiosi specializzati in indagini su un’ipotetica storia segreta e inconfessabile di Gramsci, tutta incentrata sulla sua presunta conversione politica, quando non anche religiosa. Un interesse morboso verso il retroscena proteso alla raccolta di prove – in gran parte supposizioni, indizi e banali pregiudizi trasformati in sentenze – di complotti e manipolazioni ordite da amici, familiari e soprattutto compagni di Gramsci, in vita e post mortem. A questa permanente vocazione “scandalistica”, si contrappone però lo sforzo di tante strutture associative, Università, Fondazioni, singoli studiosi, teso a valorizzare e approfondire, con rigore filologico, il contenuto del lascito gramsciano. È il caso dell’evento in programma a Ghilarza, che per una volta ‒ ma non è una volta qualsiasi! ‒ pone la Sardegna al centro del fermento culturale attorno all’opera dell’intellettuale sardo. Il 6 e 7 settembre, infatti, l’associazione Casa Museo Antonio Gramsci, la Fondazione Istituto Gramsci di Roma e l’International Gramsci Society hanno organzzato un Seminario internazionale di studi gramsciani, che si terrà presso la Torre Aragonese di Ghilarza, cui parteciperanno Fabio Frosini (Università di Urbino), Giuseppe Cospito (Università di Pavia), Peter D. Thomas (Brunel University ‒ London), Cosimo Zene (School of Oriental and African Studies ‒ University of London), Gianni Francioni (Università di Pavia), Giancarlo Schirru (Università di Cassino), Joseph A. Buttigieg (University of Notre Dame, Indiana, presidente della IGS ‒ International Gramsci Society), Dora Kanoussi (Benemérita Universidad Autónoma de Puebla, México), Mauro Pala e Gianni Fresu (Università di Cagliari). Oltre ad approfondire i temi centrali della sua opera, il seminario servirà a presentare al pubblico il progetto della “GHILARZA SUMMER SCHOOL”. Grazie al sostegno e ai finanziamenti della Fondazione “Banco di Sardegna”, i cui vertici istituzionali saranno presenti al seminario, la Scuola internazionale di studi gramsciani (GSS) avrà proprio Ghilarza quale sede dei corsi con cadenza annuale. I partecipanti saranno selezionati tra giovani studiose e studiosi, di qualsiasi nazionalità e provenienza, che abbiano già svolto ricerche su Gramsci. Per i più meritevoli tra i candidati è prevista l’attribuzione di borse di studio. La GSS intende essere, un laboratorio, un’officina capace di fornire una “cassetta degli attrezzi”, in modo che tra chi insegna e chi apprende si formi una comunità, riunita attorno a un compito: l’acquisizione delle competenze necessarie allo studio rigoroso dei testi gramsciani e dei concetti (anche di grande attualità analitica) a esso legati. In un contesto generale regressivo, i cui tempi sono dettati dal dramma della crisi economica, quest’esperienza che si va a costruire intende diventare il punto di riferimento, nel mondo, per tutto ciò che ha a che fare con Gramsci: la lettura diretta dei testi, la loro contestualizzazione, la misurazione degli stimoli che essi ancora sanno dare al nostro presente. Un’occasione che occorre saper afferrare, anche per far uscire la nostra regione da un dibattito politico-culturale, sovente asfittico e provinciale ma potenzialmente in grado di aprirsi e connettersi con quanto di più avanzato si dibatte nel resto del mondo.