Il cuore pulsante degli studi gramsciani in Brasile. («L’Unione Sarda», 19/06/2015)

Il cuore pulsante degli studi gramsciani in Brasile.

Gianni Fresu

«L’Unione Sarda», 19/10/2015

La biografia di Antonio Gramsci è segnata dal dramma della dittatura, non solo per la carcerazione che lo portò alla morte, ma perché il crollo delle istituzioni liberali e del movimento operaio lo spinsero a indagare le ragioni più profonde di quella sconfitta e le origini storiche del fascismo. Da questo travaglio nasce un’opera intimamente problematica e complessa come i Quaderni del carcere. Anche in questa premessa stanno probabilmente le ragioni del successo di Gramsci in Brasile, perché la diffusione crescente della sua opera si lega strettamente anche al dramma del colpo di Stato militare del 1964, destinato a durare come in Italia venti lunghi anni. Poco dopo il Golpe tre giovani intellettuali destinati a un ruolo importante, Carlos Nelson Coutinho, Luiz Mario Gazzaneo e Leandro Konder, dibatterono a Rio sulla necessità di tradurre e pubblicare Gramsci, nella stessa direzione si muoveva l’editore della rivista «Civilização Brasileira», già intenzionato a intraprendere la non facile avventura. Così, nel 1966, iniziò la traduzione e pubblicazione della sua opera, bruscamente bloccata nel 1968 dal decreto liberticida AI5, responsabile del terrore repressivo che eliminò ogni dissenso e travolse più di una generazione nel vortice di sparizioni, omicidi, torture o, nella migliore delle ipotesi, l’esilio. Ma come il Tribunale speciale fascista non riuscì a “impedire al cervello di Gramsci di lavorare per venti anni”, così la dittatura brasiliana non poté sradicare l’interesse crescente nei suoi confronti. Al contrario, divenne per diverse generazioni uno stimolo di resistenza intellettuale alla brutalità del regime e, insieme, una chiave di lettura per decifrare i processi di modernizzazione nazionali e comprenderne razionalmente la storia politica, economica e culturale. Così negli anni Settanta, alle prime avvisaglie di crisi della dittatura, Gramsci tornò prepotentemente nel dibattito politico come punto di riferimento per le lotte contro il regime e, attorno al suo pensiero, si sviluppò un’intensa attività scientifica e didattica nelle diverse università brasiliane, da allora mai interrottasi. La diffusione internazionale delle categorie gramsciane scaturisce da esigenze di comprensione della realtà concrete. Non si tratta dunque di uno studio per puro erudimento, bensì di un utilizzo consapevole, finalizzato a comprendere e dare risposte ad alcune contraddizioni storiche fondamentali nella vita culturale, sociale e politica di diversi Paesi. Ciò vale particolarmente per il Brasile, dove l’opera di Gramsci è studiata sistematicamente da oramai cinque decenni nelle più diverse discipline scientifiche: storia, filosofia politica, antropologia, critica letteraria, pedagogia, teologia, scienze sociali. L’esigenza di dare carne e ossa alle categorie concettuali, ossia tradurle nazionalmente, è del tutto coerente con lo spirito dell’opera di Gramsci e con la sua aspirazione a evitare l’astrattezza e la genericità delle affermazioni ideologiche. Il Brasile di oggi costituisce uno dei laboratori più attivi e stimolanti nel panorama internazionale degli studi gramsciani, le sue categorie, entrate anche nel lessico politico, sono oggetto di indagine scientifica in misura forse maggiore, è triste sottolinearlo, del suo stesso Paese di origine. Così, a cinquantuno anni dall’incontro tra quei tre giovani, proprio a Rio de Janeiro, si sono dati appuntamento i gramsciani di tutto il Brasile. Dal 27 al 29 maggio, vecchie e nuove generazioni di studiosi si sono confrontate sui risultati delle ricerche nelle principali università nazionali, decidendo infine di costituire l’International Gramsci Society Brasil. L’obiettivo è dare ancora più organicità e proiezione internazionale al lavoro scientifico qui sviluppato e trasformare il 2017, ottantesimo anniversario della morte di Gramsci, in un appuntamento storico per gli studi gramsciani, con l’ambizione di fare del Paese sudamericano uno dei centri nevralgici delle iniziative dedicate all’intellettuale sardo.

La questione meridionale va a Rio de Janeiro.

La questione meridionale va a Rio de Janeiro.

il manifesto”, 10 giugno 2015

Gianni Fresu

 L’intellettuale sardo al centro di un interesse sempre crescente nel paese sudamericano. E un forum di studiosi sancisce la nascita dell’International Gramsci Society Brasil, con progetti ambiziosi e sinergie fra le università

La for­tuna inter­na­zio­nale dell’opera di Anto­nio Gram­sci è un fatto noto, trat­tan­dosi, come si dice ritual­mente, dell’autore ita­liano più tra­dotto e stu­diato nel mondo insieme a Dante e Machia­velli. Ma al di là di que­sta infor­ma­zione gene­rale, quasi auto­con­so­la­to­ria vista la con­di­zione attuale di disarmo cul­tu­rale nazio­nale, le ragioni di tale for­tuna sono ai più ancora poco cono­sciute o, meglio, igno­rate.
Il Bra­sile è da diversi anni una delle realtà più attive a livello inter­na­zio­nale negli studi gram­sciani, qui l’intellettuale sardo fin dai primi anni Ses­santa fu oggetto di un inte­resse cre­scente e di studi spe­cia­li­stici. La tra­du­zione e pub­bli­ca­zione della sua opera comin­ciò nel 1966 e solo l’inasprirsi della dit­ta­tura nel 1968, frutto del colpo di stato mili­tare del ’64, riu­scì a inter­rom­pere tem­po­ra­nea­mente un pro­cesso di dif­fu­sione e inter­pre­ta­zione crea­tiva come quella bra­si­liana. Negli anni Set­tanta, alla vigi­lia della crisi finale del regime, Gram­sci tornò pre­po­ten­te­mente non solo nel dibat­tito politico-sociale, ma anche e soprat­tutto nelle uni­ver­sità, dando vita a un feno­meno che alcuni defi­ni­rono vera e pro­pria «moda intellettuale».

Dalla sto­ria alla filo­so­fia poli­tica, dalla peda­go­gia all’antropologia, dalla geo­gra­fia alle rela­zioni inter­na­zio­nali, dalla cri­tica let­te­ra­ria alla teo­lo­gia, pra­ti­ca­mente nes­suna disci­plina delle scienze sociali e umane fu immune dal con­ta­gio di que­sto inte­resse cre­scente. Non si trattò di una moda pas­seg­gera, per­ché tale pro­cesso si inten­si­ficò nei decenni suc­ces­sivi e, oggi, nelle prin­ci­pali uni­ver­sità pub­bli­che esi­stono gruppi di ricerca inter­di­sci­pli­nari, corsi di lau­rea, spe­cia­liz­za­zione post lau­rea e di dot­to­rato dedi­cati a Gram­sci o nei quali comun­que l’intellettuale sardo è l’autore di rife­ri­mento essenziale.

A coro­nare que­sto per­corso pro­gres­sivo di stu­dio, dif­fu­sione e appli­ca­zione con­creta delle cate­go­rie del «nostro» in Bra­sile è inter­ve­nuto un avve­ni­mento desti­nato a segnare la sto­ria degli studi gram­sciani nel mondo. Trai il 27 e il 29 mag­gio, nel Col­le­gio di alti studi del forum di scienza e cul­tura dell’Università fede­rale di Rio de Janeiro, si sono riu­niti gli stu­diosi gram­sciani di tutto il paese.
Un semi­na­rio intenso, fina­liz­zato a met­tere in rela­zione i risul­tati delle ricer­che scien­ti­fi­che, scam­biare infor­ma­zioni e espe­rienze tra i diversi rami disci­pli­nari, con­clu­sosi con la nascita dell’International Gram­sci Society Bra­sil. L’Igs Bra­sil nasce con lo scopo di favo­rire le rela­zioni tra gli stu­diosi ope­ranti nel paese e svi­lup­pare le ini­zia­tive scien­ti­fi­che, edi­to­riali e di con­fronto legate al pen­siero di Anto­nio Gramsci.

L’intellettuale sardo è oggi uno degli autori fon­da­men­tali in Bra­sile, come nel resto dell’America Latina, non solo nell’accademia, ma nella lotta poli­tica e nella vita di realtà sociali come il Movi­mento Tra­ba­lha­do­res Sem Terra. Alcune sue cate­go­rie come «rivo­lu­zione pas­siva», «ege­mo­nia» e «sov­ver­si­vi­smo rea­zio­na­rio delle classi diri­genti», hanno tro­vato un’applicazione ana­li­tica sor­pren­dente in una realtà sto­ri­ca­mente domi­nata da pro­cessi di moder­niz­za­zione dall’alto – con ricor­renti sospen­sioni delle libertà costi­tu­zio­nali e colpi di Stato auto­ri­tari – come quella brasiliana.

Le ana­lisi con­te­nute nella Que­stione meri­dio­nale e nei Qua­derni sui rap­porti di sfrut­ta­mento semi­co­lo­niale tra Nord e Sud nella sto­ria d’Italia, quelle sui subal­terni e la fun­zione degli intel­let­tuali negli assetti di domi­nio ed ege­mo­nia, sono oggi uti­liz­zate per rileg­gere le vicende della sua sto­ria colo­niale e com­pren­dere le con­trad­di­zioni sociali e cul­tu­rali ancora oggi pre­senti in que­sto paese.
In tutto que­sto si inse­ri­sce la nascita dell’Igs Bra­sil con pro­grammi molto ambi­ziosi e l’idea di ospi­tare qui, nel 2017, un grande evento inter­na­zio­nale attorno alla sua opera, valo­riz­zando il lavoro siner­gico di tutte le realtà uni­ver­si­ta­rie e degli stu­diosi che a Rio si sono incon­trati. L’obiettivo è chiaro, far com­piere un salto di qua­lità agli studi a lui dedi­cati e inten­si­fi­carne le con­nes­sioni internazionali.

Se, gra­zie alla ric­chezza e la dif­fu­sione inter­na­zio­nale del suo pen­siero, pos­siamo con­si­de­rarlo un cit­ta­dino del mondo, oggi (più che in pas­sato), con l’atto di nascita del 29 mag­gio dell’Igs Bra­sil, l’intellettuale sardo ha anche con­se­guito defi­ni­ti­va­mente la piena cit­ta­di­nanza ono­ra­ria di que­sto calei­do­sco­pico paese sudamericano.