A dialética entre a chamada Globalização e o Estado nacional.

A dialética entre a chamada Globalização e o Estado nacional.

Gianni Fresu

 “Revista Princípios”, n. 140, janeiro fevereiro 2016, pag. 65-74  (ISSN: 2358-0690), Editora Anita Garibaldi, São Paulo.

 

Os processos de mundialização da economia não são um fenômeno recente, mas uma tendência que atravessou em profundidade toda a fase de expansão da economia gerada desde a revolução industrial, e também, em formas diferentes, as fases precedentes. Não é casualidade o fato de Marx e Engels tratarem, já no Manifesto do Partido Comunista, do processo de internacionalização da produção, do consumo e do abastecimento das matérias primas. Uma condição de interdependência que determina novas exigências, envolvendo também a produção imaterial num processo que «das literaturas nacionais e locais se desenvolve para uma literatura mundial». Mas é, sobretudo, a própria universalização do modo de produção e distribuição burguesa que esclarece que a origem dos fenômenos geralmente definidos como “globalização” não é recente:

Com o rápido avanço de todos os instrumentos de produção, com as comunicações infinitamente mais cômodas, a burguesia atira na civilização a todas as nações mais bárbaras. Os baixos preços das suas mercadorias são a artilharia pesada com a qual derruba todas as muralhas chinesas e com que obriga à capitulação até a mais obstinada xenofobia dos bárbaros. Ela obriga todas as nações a adotar o sistema de produção da burguesia, ainda que não queiram introduzir nos seus países a chamada civilização, ou seja, tornarem-se burgueses. Numa palavra, ela cria um mundo à sua imagem e semelhança[1].

Gramsci: Naturale e contro natura. Il significato convenzionale dei valori morali.

Nel Quaderno 16 Gramsci si domanda cosa significhi parlare di naturale o contro natura rispetto ai comportamenti personali o a certe manifestazioni del costume. In realtà il concetto di naturale coincide con quanto si considera giusto e normale, anche se raramente la nostra idea di naturale o giusto è ritenuta parte di una coscienza storica contingente, infatti, non la si considera mai tale, ma assoluta e immutabile. Sulla base di quella coscienza storica divenuta senso comune, spesso vengono definiti contro natura determinati comportamenti, specie sessuali, riscontrabili invece nel mondo animale, come se questi non facessero parte della naturalità. Il problema risulta mal posto perché, a prescindere dai comportamenti del mondo animale, la natura dell’uomo è determinata dall’insieme dei rapporti sociali che concorrono a formare una coscienza storica, dunque ciò che si ritiene naturale o contro natura è in realtà rapportato a questa coscienza attuale e non all’idea di natura. I modelli culturali, gli stili di vita e costume condensati nei rapporti sociali non sono fissi e omogenei per ogni uomo, luogo e tempo, essi sono in rapporto contraddittorio e in continuo mutamento. Ciò che in un periodo storico si afferma come necessario e universale è determinato dal tipo di civiltà economica nel quale si è inseriti. Esso non solo definisce l’obiettività e la necessità di un determinato attrezzo per la produzione, stabilisce regole di condotta, morale, gli stili educativi, le regole di convivenza di una determinata società.
Rientra nell’orbita della concezione sulla “naturalità” dei comportamenti anche la tendenza a giustificare ogni comportamento con le considerazioni sull’ambiente sociale. In questo modo ogni responsabilità individuale viene annegata nel mare di un’astratta e generica responsabilità sociale. Se una tale concezione (considerata da Gramsci retriva e conservatrice) fosse vera non ci sarebbe alcuna evoluzione nella storia dell’umanità. Se un individuo per poter cambiare avesse bisogno che l’intera società muti prima di lui nessun cambiamento avverrebbe. La storia è invece segnata dal conflitto permanente tra gruppi e individui per cambiare o conservare lo stato di cose esistenti. L’ambiente può solo spiegare il comportamento degli individui, non giustificarlo.

09/03/2016, quinto seminario su A. Gramsci: “Ogni uomo é un filosofo”. Gli intellettuali e la natura dei rapporti tra governanti e governati.

GRLAB

“Gramsci Lab”

Laboratorio internazionale di studi gramsciani

Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni della Università di Cagliari

 

Ciclo di seminari di introduzione al pensiero di Antonio Gramsci nell’ambito del progetto “Leggere le relazioni internazionali Nord-Sud tramite le categorie gramsciane”.

 

Il quinto e ultimo seminario di Gianni Fresu si terrà il prossimo mercoledì 9 marzo 2016, alle 16:00, presso l’ Aula Magna Facoltà ex Scienze Politiche, viale S. Ignazio 78 di Cagliari.

Tema affrontato:

“Ogni uomo é un filosofo”:

gli intellettuali e la natura dei rapporti tra governanti e governati

Per Gramsci il rapporto governanti governati è conseguente alla divisione del lavoro, alla distinzione tra funzioni intellettuali e manuali: «ogni uomo è un filosofo», è l’organizzazione tecnica a farne un diretto e non un dirigente, pertanto se lo scopo principale di un partito consiste nel formare dirigenti il suo dato di partenza deve risiedere nel non ritenere naturale e immodificabile quella distinzione. Il problema dell’assenza di un rapporto organico di rappresentanza in politica non riguardava solo i partiti di élite della tradizione liberale, dove la funzione di direzione era esercitata unilateralmente da uomini di cultura, ma anche i cosiddetti partiti di massa del movimento operaio. Se le masse in un partito non hanno altra funzione al di là della fedeltà militare verso i gruppi dirigenti il rapporto dualistico è esattamente lo stesso: «la massa è semplicemente di manovra e viene occupata con prediche morali, con pungoli messianici di attesa di età favolose in cui tutte le contraddizioni e miserie presenti saranno automaticamente risolte e sanate» Un partito serio, non l’espressione arbitraria di individualismi, deve essere portatore di qualcosa di simile allo spirito statale, un sentimento di appartenenza che lega il presente e il futuro con la tradizione e rende i suoi cittadini solidali con l’azione storica delle forze spirituali e materiali nazionali.