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Il Venezuela e l’insostenibile ingerenza dell’Occidente

Cile, Argentina, Brasile, Venezuela, poi sarà la volta della Bolivia? Le prove circa l’esistenza di un piano per destabilizzare e rovesciare il segno politico dell’America Latina, riportandola forzosamente sotto l’orbita degli USA e fuori dall’egemonia dei BRICS, circolano da diverso tempo, trovando più di un riscontro nei documenti resi noti da Snowden nel 2013. Proprio in questi giorni, mentre divampa il caso Venezuela, scopriamo ad esempio che la Banca Mondiale manipolò dati economici relativi al Cile prima delle elezioni, poi vinte dalla destra liberista.

Eppure a far scandalo oggi non è la permanente ingerenza nella sovranità delle nazioni legittime da parte di organismi come Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, in ossequio ai voleri del loro maggior azionista di riferimento (gli USA), ma la natura dittatoriale del governo di Maduro. La narrazione di TG e giornali italiani sui fatti del Venezuela ha del vergognoso, si continua a parlare di “un Paese con due presidenti”, come se autoproclamarsi tale equivalga a esserlo veramente. Sebbene solo lui sia stato eletto con il 67,84% dei voti, appena il 20 maggio scorso, Maduro è definito dittatore, mentre il suo oppositore, che ha scatenato la guerra civile e il terrorismo, invocando l’intervento delle potenze straniere, sarebbe la legittima “opposizione democratica”. Le oceaniche manifestazioni chaviste sono oscurate o ridicolizzate, mentre le mobilitazioni per Guaidó sono descritte con toni enfatici e lirismo eroico. Vengono in mente i servizi strappalacrime quotidianamente dispensati prima dell’intervento militare contro la Serbia, quando si parlava di pulizia etnica in Kossovo o quelli allarmati sulle pericolosissime armi di distruzione di massa nelle mani di Saddam. Anni dopo si è poi scoperto che le tante fosse comuni attribuite ai serbi erano in realtà opera dell’UCK, mentre le fantomatiche prove contro l’Iraq mostrate all’assemblea generale dell’ONU erano dolosamente fasulle, ma intanto l’obiettivo (il consenso dell’opinione pubblica) era stato raggiunto.

L’Occidente ama distinguersi dal resto del mondo per la sua sacrale venerazione del principio di “libera informazione”, anche se, a ben vedere, il concetto di libertà ha ben poca consonanza con la pervicace volontà di plasmare l’opinione pubblica dei nostri onnipresenti e pervasivi apparati mediatici e culturali. Quando dei fatti si continua a dare una sola rappresentazione possibile, la contrapposizione tra libertà di stampa e censura diviene pura astrazione retorica, una ipocrita foglia di fico per coprire l’oscena manipolazione di una realtà, quotidianamente violentata e trasfigurata, in funzione di un’unica visione del mondo. Altro che stampa libera, gli organi di informazione sono apparati egemonici in servizio permanente effettivo.

Così oggi il giudizio occidentale è unanime: “il Venezuela è dominato da una dittatura violenta e liberticida!” Ma come spiegare l’assoluta libertà di un personaggio che si autoproclama Presidente, invoca l’intervento (anche militare) di Nazioni straniere, sollecita il popolo a sovvertire l’ordine costituzionale con ogni mezzo? Per molto meno gli indipendentisti catalani (loro sì, legittimamente eletti) sono finiti in galera, eppure il governo spagnolo si permette di dare l’ultimatum a Maduro impartendo lezioni di democrazia. Avete mai visto l’UE e gli USA dare 8 giorni all’Arabia Saudita per il mancato rispetto dei diritti umani e delle minime regole di uno Stato di diritto? Eppure si tratta di un regime feudale, violento dove nemmeno è messa in conto l’ipotesi di un’opposizione democratica, figurarsi riconoscerle il diritto a autoproclamarsi governo legittimo. E secondo voi perché tutti i TG sollevano un caso e non l’altro? Sarà perché l’Arabia Saudita è uno strettissimo alleato dell’Occidente e affidabile fornitore di greggio?

Il relativismo della retorica democratica non ha pudore, se i tumulti di piazza rivolgono la propria rabbia contro le istituzioni occidentali i nostri media parlano di sovversione e vilipendio delle norme di pacifica convivenza, mentre i manifestanti sono inevitabilmente terroristi, anarchici o black block irresponsabili. Se gli assalti armati, i saccheggi, le violenze sono contro i governi (regolarmente eletti) di Nazioni non allineate con l’Occidente invece si tratta di legittime manifestazioni dell’opposizione democratica. Chiariamo un concetto. Qua non si tratta di dare il proprio consenso alle politiche di questo o quel governo, ciò spetta ai popoli di cui il Presidente in questione sarebbe (meritatamente o meno) espressione, ma di rispettarne la sovranità, denunciando ogni ingerenza indebita nella quale il pretesto democratico nasconde ben più prosaiche esigenze di controllo e accaparramento delle sue ricchezze.

Professore di Filosofia politica presso la Universidade Federal de Uberlândia (MG/Brasil), Dottore di ricerca in filosofia Università degli studi di Urbino. Ricercatore Università di Cagliari.