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Il voto utile? A Sinistra!

Il voto utile? A Sinistra!

Gianni Fresu (Comitato Politico Nazionale PRC)

 

Personalmente non ho condiviso le modalità con cui si è giunti a questa unità della sinistra, così come mi ha fortemente contrariato l’autocensura sul simbolo dei due partiti che rappresentano la stragrande maggioranza della coalizione. Ad ogni modo, penso che le valutazioni critiche vadano rinviate al congresso, all’interno di una battaglia nella quale il tema non potrà che essere quello dell’unità d’azione della sinistra d’alternativa (federazione o confederazione che sia), passando per il rilancio del progetto della Rifondazione e, semmai, dell’Unità comunista. Al contempo nel congresso si dovrà necessariamente fare un bilancio serio sul fallimento della linea politica che da Venezia ci ha portato all’attuale situazione.

Fatta questa premessa, non si può non ammettere che l’unità elettorale della sinistra, sotto un unico simbolo, è non solo una esigenza dettata da questa legge elettorale, pessima e oligarchica, ma una necessità che sorge con forza dal comune sentire del nostro popolo. Del resto l’area “essere comunisti” ha sempre posto il tema dell’unità della sinistra d’alternativa, anche quando il partito ha perseguito una linea di divisione e competizione a sinistra (ingresso nell’Unione concordato con le forze moderate, primarie, assetti di governo, sinistra europea).

Ora tuttavia ci sono delle priorità di ordine democratico che si impongono sopra tutte le sottigliezze tattiche. È in atto un tentativo coatto di modernizzazione reazionaria del paese che unisce in un comune disegno di «rivoluzione passiva» PD e PDL. La nostra priorità è sconfiggere l’imposizione di un bipartitismo fasullo che cela la rappresentanza dei medesimi interessi sociali, rispetto ai quali varia solo l’intensità – iperliberista o graduale – con cui essi pretendono di essere tutelati.

La campagna elettorale ha già svelato il colossale bluff che si nasconde dietro la faccia «pacata e serena» di Walter Veltroni. La candidatura di Calearo nelle liste del PD chiarisce ampiamente come la pretesa volontà di intervenire sui salari per un riequilibrio in loro favore sia soltanto uno slogan elettorale. Egli è il prototipo dell’odio di classe mai sopito di una casta di padroni delle ferriere che perpetua, di padre in figlio, il suo dominio politico e sociale. Un falco di Federmeccanica, il principale esponente del braccio armato del capitalismo italiano, quello che prima ha stipulato i famigerati accordi del 92 e 93 sulla politica dei redditi e poi, puntualmente, non è mai disponibile a rispettarli al momento dei rinnovi contrattuali. L’arroganza provinciale di questo padrone impomatato e avvolto dal suo impeccabile doppiopetto gessato, uno che la lotta di classe la fa eccome, mostra il vero volto dell’interclassismo di Veltroni, mettere nelle liste sia i padroni sia i lavoratori, come specchietto per le allodole, e poi rappresentare in via esclusiva le esigenze dell’impresa. Ai lavoratori è riservata la sola funzione degli ascari. Più che alla «Rivoluzione liberale» di Gobetti, il PD sembra ispirarsi al trasformismo arruffone dei Crispi e Giolitti.

Calearo si rivolge spesso agli interlocutori della sinistra accusandoli di essere «rimasti a prima della caduta del muro di Berlino», forse sarebbe ora di fargli notare che invece lui è fermo all’Ottocento! Nel mentre i lavoratori hanno conquistato dei diritti sui quali non sono disposti a trattare. Veltroni presenta come un qualcosa di nuovo questa supposta esigenza di conciliare, in nome dei «supremi interessi del paese», lavoratori e padroni, in realtà si dimentica che un’ideologia di questo tipo l’Italia la ha già avuta e sperimentata, si chiamava «corporativismo» e non credo che i lavoratori abbiano alcuna nostalgia verso le perversioni sociali del Ventennio. La scelta della sinistra di incentrare la campagna elettorale sul tema del conflitto capitale e lavoro, sull’urgenza di una “scelta di parte”, è la risposta più giusta e consona alla sfida pericolosissima che abbiamo di fronte. Per tutte queste ragioni è a Sinistra il solo voto utile e non per “il bene del paese”, entità astratta e misticamente mazziniana, ma per quello delle classi subalterne, la stragrande maggioranza della nostra società, che oggi rischiano seriamente di non trovare più alcuna rappresentanza sociale e politica.

Professore di Filosofia politica presso la Universidade Federal de Uberlândia (MG/Brasil), Dottore di ricerca in filosofia Università degli studi di Urbino. Ricercatore Università di Cagliari.