BEGIN TYPING YOUR SEARCH ABOVE AND PRESS RETURN TO SEARCH. PRESS ESC TO CANCEL

“Sinistra d’alternativa o alternativa sinistra”?

Sinistra d’alternativa o alternativa sinistra”?

Di Gianni Fresu (Comitato Politico Nazionale del PRC)

 

Nella sua relazione all’ultima riunione del CPN (26, 27 novembre 2005) il nostro Segretario Fausto Bertinotti ha delineato un quadro di iniziativa politica ben preciso. In estrema sintesi questi sono i capisaldi della sua proposta: 1) la fase impone un’accelerazione (per essere ancora più precisi una «precipitazione») nel processo di aggregazione della sinistra d’alternativa; 2) questa precipitazione deve portarci in tempi stretti («tre mesi al massimo» si è detto) a far nascere un nuovo soggetto politico che ne sia espressione e che non si basi su una semplice convergenza programmatica ma su una «comunanza di cultura politica»; 3) gli agenti lievitanti di questa operazione devono essere le esperienze del Partito della sinistra europea e quella recente delle Primarie; 4) questa precipitazione deve portare alla nascita di un soggetto ben definito, la Sezione italiana del Partito della sinistra europea i cui elementi costitutivi devono risiedere fondamentalmente in tre soggetti, i Comitati per le primarie, le “personalità” indipendenti che si sono avvicinate a questi comitati, ed infine il PRC.

Una tale accelerazione impone di soffermarci punto su punto su ogni risvolto di tale proposta. In via preliminare penso sia giusto essere chiaro nella valutazione complessiva, è un buon segnale che si parli nuovamente di aggregazione della “sinistra d’alternativa” ma, al contempo, credo sia quantomeno discutibile l’insieme dei fattori che ne dovrebbe plasmare la genesi oltre che definire l’essenza stessa. Ma andiamo con ordine.

A mio avviso la pagina più significativa avanzata sul terreno della sinistra d’alternativa è stata quella che ha portato alla costituzione dei Comitati promotori del referendum per l’estensione dell’articolo 18, che riuscì a catalizzare un significativo consenso attivo su un punto nodale che implicava una vasta gamma di significati su modello di sviluppo e relazioni sociali. Consenso attivo del quale il centro sinistra non può fare a meno se vuole battere il Governo Berlusconi. La cosa più logica in direzione di questo processo aggregativo sarebbe stata che, all’indomani di quella battaglia, si fosse intrapresa una fase di interlocuzione tra i soggetti promotori dell’esperienza referendaria (sinistra DS, FIOM, Verdi, Comunisti italiani, Comitati di Base) per individuare alcuni temi fondamentali a partire dai quali poi avviare il confronto con le forze moderate del centro sinistra. Ma anziché dar luogo a questo percorso, si è preferito arrestare qualsiasi interlocuzione seria con quei soggetti, e si è avviata invece una trattativa diretta ed individuale con quelle stesse forze che in occasione del Referendum invitarono gli italiani ad “andare al mare”. Infine, ciliegina sulla torta, si è intrapresa la scorciatoia delle Primarie dando luogo ad una devastante competizione all’interno della sinistra d’alternativa, che si giocava tutto sul presunto «effetto dirompente della leadership». Risultato: la sinistra d’alternativa ne è uscita a pezzi, polverizzata e ridimensionata, mentre la parte più conservatrice del centro sinistra ha ottenuto un plebiscitario 80% di consensi.

Ora che si pretenda di porre proprio l’esperienza delle primarie come modello e punto di partenza per la nuova aggregazione della sinistra d’alternativa, è un po’ come se all’indomani della Prima guerra mondiale qualcuno avesse proposto di riaggregare il movimento operaio internazionale a partire dal voto dei crediti di guerra da parte dei partiti socialisti europei nel 1914. Ma al di là di questo primo dato, anche il secondo presunto agente lievitante della sinistra d’alternativa che viene avanzato nella proposta, il Partito della sinistra europea, è più un elemento di divisione che di aggregazione, perché in primo luogo esso ha già portato alla divisione della sinistra radicale europea (interrompendo bruscamente i processi di avvicinamento avviati nel GUE), e perché in secondo luogo tutte le forze della sinistra radicale italiana – eccezion fatta per la nostra – non fanno parte e non hanno alcuna intenzione di far parte del Partito della sinistra europea.

Che dire poi del fatto che il nuovo soggetto, di cui si definisce unilateralmente già tutto – nome, Statuto e quadro di riferimento internazionale – deve nascere non sulla convergenza delle cose da fare ma sulla comune cultura politica, siamo così sicuri che proprio questo è il terreno giusto per trovare convergenze a sinistra?

E ancora, dire che i tre soggetti costitutivi dovrebbero essere i Comitati promotori delle Primarie, le personalità ad essi vicine e il nostro Partito – oltre a rinchiudere quest’operazione in un recinto tutto politico – non significa affermare che la Sezione italiana del PSE è il PRC che diventa qualcos’altro, o quanto meno che si vogliono tenere alla larga le altre forze organizzate?

Sia chiaro, con tutti questi quesiti non intendo fare il processo alle intenzioni di nessuno, solo vorrei capire se veramente si vuole aggregare la sinistra d’alternativa, o se invece l’alternativa (sinistra) che si propone è solo un ulteriore passo in direzione della liquidazione della prospettiva della Rifondazione comunista per approdare poi su altri lidi. Vale a dire, se la nascita di questo soggetto deve servire a far trovare una casa comune di iniziativa politica alle forze della sinistra radicale o se invece deve porsi come il nuovo contenitore che dopo le elezioni politiche fagociterà quel che resta del simulacro del PRC. Forse il quadro da me descritto è eccessivamente dipinto a “tinte fosche” , tuttavia mi auguro che la fanfara o l’inno che si prepara in onore di questo nuovo soggetto non finisca per coincidere con un Requiem al Partito della Rifondazione comunista, perché in quel caso tutti coloro che non avranno fatto abbastanza per impedirlo se ne assumeranno una responsabilità storica.

Professore di Filosofia politica presso la Universidade Federal de Uberlândia (MG/Brasil), Dottore di ricerca in filosofia Università degli studi di Urbino. Ricercatore Università di Cagliari.