Lettera a Liberazione
Caro Direttore, rispetto alle riforme che il Governo Berlusconi si appresta a varare, Prodi ha posto giustamente la questione del rapporto tra maggioranza e minoranza ventilando il rischio di una «dittatura della maggioranza», di un dominio assoluto della maggioranza. L’improvvisa riesumazione di Alexis de Tocqueville mi sembra corretta e appropriata, perché è oggettivamente vero che il grado di democraticità di un ordinamento politico si commisura sulle possibilità reali che ha la minoranza di esprimere le sue idee, le sue proposte politiche e di farle valere nei confronti di quanti detengono il potere politico; tanto più che in uno stato di monopolio mediatico come quello italiano il problema del «conformismo» e la volontà di plasmare l’opinione pubblica (analizzato acutamente ne La Democrazia in America 170 anni fa), è oggi più che mai centrale ed attuale.
Tutto ciò dunque mi è chiaro, solo non mi spiego però come mai il nostro Segretario nazionale Fausto Bertinotti e i suoi più stretti collaboratori si sono affrettati a sostenere questa posizione quando non più di una settimana fa hanno realizzato un autentico colpo di Stato sullo statuto che rientra perfettamente nello schema contestato da Prodi. Come definire il fatto che il Congresso nazionale ha stravolto lo Statuto a colpi di Maggioranza senza che nessun congresso di Circolo o federale avesse discusso di quelle modifiche o ne avesse anche soltanto intuito l’esistenza? Come definire l’operazione che ha svuotato di poteri il CPN e la Direzione Nazionale creando un organismo con potere decisionale (l’Esecutivo) nel quale la maggioranza del 58% ottiene – grazie ad un assurdo quanto inusuale premio di maggioranza – il 90% dei membri? Come definire il fatto che nelle conclusioni del congresso si sia indicata all’opposizione “la porta” dopo aver incitato la maggioranza dei delegati alla guerra santa contro l’empia minoranza (ricordate «il piombo nelle ali»)?
Compagni, fuori dai denti, trovo ipocrita che si contesti all’esterno quanto si è fatto con tanta leggerezza al proprio interno. Fino a poco tempo fa si diceva che l’«altro mondo possibile» bisognava costruirlo anzitutto al nostro interno, il pragmatismo di questo Congresso, il profumo di Governo e Sottogoverno, hanno evidentemente relegato nell’ambito delle “pie utopie” anche tale banale aspirazione.
Saluti Comunisti
Gianni Fresu