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Risorgimento, la via all’unità nazionale

Risorgimento, la via all’unità nazionale

Gramsci critica l’interpretazione liberale del processo storico

Martedì 14 luglio 2009
Con l’avvicinarsi del 2011 e delle celebrazioni per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, i temi sulla storia del Risorgimento stanno tornando di grande attualità. Gramsci dedica alla questione una grande attenzione e il Volume 17, in uscita domani, contiene proprio il Quaderno 19 sul Risorgimento. Quegli avvenimenti sono stati spesso riletti in chiave politica, sia per contestare l’esito del processo, sia per farne la base ideale del nuovo Stato attraverso la costruzione artificiale di una “biografia nazionale”. Una interpretazione che ha dato luogo a rappresentazioni oleografiche totalmente astratte. L’antistoricità di tale approccio deriva dal fatto che esso impediva contemporaneamente la comprensione della realtà, con cui era in contraddizione, e insieme di cogliere la reale portata dello sforzo compiuto dai protagonisti del Risorgimento. L’analisi del passato d’Italia, dall’epoca romana a quella risorgimentale e post-unitaria, era volta a trovare in esso una unità nazionale di fatto, quindi a giustificare il presente con il passato storico. Secondo Gramsci, si è cercato di sostituire l’adesione organica delle masse popolari allo Stato, con la selezione di “volontari” di una nazione concepita astrattamente. Questo modo di rappresentare gli avvenimenti storici rendeva protagonisti della storia d’Italia personaggi astratti e mitologici e così il problema di ricercare le origini storiche di un evento concreto e circostanziato, la formazione dello Stato moderno italiano, nel secolo XIX, veniva trasformato in quello di «vedere questo Stato, come Unità o come Nazione o genericamente come Italia in tutta la storia precedente così come il pollo deve esistere nell’uovo fecondato».
L’idea che l’Italia sia sempre stata una nazione è per Gramsci una pura costruzione ideologica, un preconcetto, che ha portato la classe intellettuale italiana alle acrobazie più antistoriche per rintracciare questa unità nel passato pre-risorgimentale. In Italia nel XIX secolo non poteva esserci questa unità nazionale perché mancava ad essa l’elemento fondamentale del popolo-nazione e un collegamento stretto di questo con gli intellettuali nazionali. Per queste ragioni le ricostruzioni storiografiche erano in realtà propaganda che cercavano di creare quella Unità basandosi sulla letteratura più che sulla storia; per Gramsci quell’approccio all’unità era un “voler essere” piuttosto che un “dover essere”. Il susseguirsi delle diverse interpretazioni ideologiche sulla nascita dello Stato italiano, legate agli impulsi individuali di singole personalità, è specchio fedele della natura primitiva ed empirica dei vecchi partiti politici e quindi dell’assenza nella vita politica italiana di un movimento organico e articolato potenzialmente capace di favorire uno sviluppo politico-culturale permanente e continuo. Al di là delle valutazioni critiche, il Quaderno 19 introduce una gran quantità di strumenti analitici per comprendere approfonditamente l’evento che più di ogni altro ha segnato la storia moderna e contemporanea del nostro Paese.
GIANNI FRESU

 

Professore di Filosofia politica presso la Universidade Federal de Uberlândia (MG/Brasil), Dottore di ricerca in filosofia Università degli studi di Urbino. Ricercatore Università di Cagliari.